Sono fermamente convinto di una cosa: la maggior parte delle persone che utilizzano i social media ne sottostimano grandemente la potenza. In secondo luogo, penso che sono troppi gli utenti che fruiscono e vivono queste piattaforme senza conoscerne i meccanismi. Capita, non di rado, che si scambi il numeri di follower o il numero di like per il reale valore della persona, allo stesso modo dimentichiamo che dietro lo schermo, dall’altra parte c’è un essere umano.
Questa inconsapevolezza crea non pochi problemi: esistono shitstorm e linciaggi che hanno portato a suicidi, che hanno rovinato delle persone e le carriere di queste. A tutto ciò si lega la questione di come fruiamo le informazioni sui social media: dilagano fake news, fuck news, notizie parziali e disinformazione. Siamo tutti schiavi di un sistema che non conosciamo e che non che non sappiamo maneggiare. Al netto di tutto mi sento di dire una cosa: io dei social media inizio ad avere paura.
In un precedente articolo vi ho parlato di Sociability di Francesco Oggiano. Il libro di chiude con 10 consigli per vivere meglio i social media. Questi consigli, qualora scegliessimo di seguirli tutti, renderebbero queste piattaforme un po’ meno pericolose e spaventose. In questo articolo vediamo questi utilissimi consigli.
L’annientamento dello spirito critico
Il 26 settembre 2024, pubblicavo il primo articolo su questo blog, in cui descrivevo come nasceva l’idea e qual è tutt’ora l’obiettivo con cui continuo a scrivere su queste pagine. Un paragrafo di questo primo articolo, aveva come titolo “La necessità di approfondire criticamente”, proseguivo specificando “la viralità, gli algoritmi, la velocità dei social media sembrano aver fatto perdere la profondità delle opinioni e annientato lo spirito critico. Il mondo però non si può guardare acriticamente. I fatti, gli avvenimenti, le persone vanno analizzati e studiati, non per quello che è evidente, ma per quanto c’è dietro”
Siamo di fronte a un mondo che corre veloce e noi, per stare dietro a questa velocità non approfondiamo nulla. Avevo riassunto uno dei concetti fondanti di InPropiaMente così: “sia le fonti emittenti delle informazioni sia i riceventi, siano portati a ridurre la profondità della narrazione da una parte, e l’approfondimento della notizia dall’altra. Siamo quindi di fronte a un impoverimento da questo punto di vista: basti pensare a quanto è facile trovare persone che commentano senza nemmeno aver letto un articolo o persone che pensano di avere una visione completa leggendo mezzo trafiletto”.
Probabilmente leggendo il titolo avrete pensato “oddio, un altro articolo sui social media”, direi più che comprensibile. Ma se insisto sulla questione, è perché ritengo sia dirimente affrontare e sviscerare meccanismi pericolosi che annientano lo sguardo critico che invece è di fondamentale importanza.
I 10 consigli che offre Francesco Oggiano, servono proprio a mantenere vivo e coltivare un sano spirito critico nel vivere il marasma che caratterizza i social media.
10 consigli per vivere meglio i social media
La conclusione del libro Sociability si apre con questo testo: “E insomma è nelle nostre mani: il futuro dei social, dell’attivismo, della politica, ma soprattutto il futuro del nostro essere umani. Meno virtuosi e più fallibili, meno suscettibili e più fattuali”. No non è eufemico pensare che dai social media passi il nostro futuro: siamo di fronte a piazze virtuali ascoltate dalla politica, capita che il legislatore prenda spesso delle decisioni basate su questa o quell’altra onda di indignazione scatenatasi sui social media. Vediamo allora questi 10 consigli.
1. Recupera il contesto. Per qualunque video, notizia, foto, screenshot dobbiamo recuperare il contesto. Ogni elemento, ha un valore non solo come elemento a sé stante, ma come elemento inserisco in un contesto specifico che lo ha prodotto. La comprensione piena ed esaustiva dell’elemento non può prescindere da un’analisi del contesto che l’ha generata. Una frase estrapolata da una conferenza, cambia significato se ascoltata all’interno dell’intera conferenza piuttosto che ascoltata isolata in un reel su Instagram.
2. Consulta almeno tre fonti. L’autore del libro riporta “se hai una fonte, è lei che controlla te. Se hai dieci fonti, sei tu che controlli loro”. L’ho già detto, la rapidità ci porta a non approfondire e spesso siamo portati a diffondere notizie non vere. Bene, fermiamoci, osserviamo, informiamoci. Prendiamoci del tempo per verificare la notizia: se a riportarla è solo un sito, allora aspettiamo, potrebbe non essere vera. Leggiamo più fonti e confrontiamone le versioni.
3. Quando ti sembra troppo bella per essere vera, non è vera. Questo punto è legato al concetto di fuck news di cui abbiamo già parlato. L’obiettivo di chi pubblica le fuck news è quello di farci incazzare, interagire con il post, renderlo virale, farci accedere al sito e generare traffico al sito stesso. Per cui, è necessario stare attenti a questo meccanismo.
4. Sentirsi offesi non significa avere ragione. La discussione e il confronto sono alla base di ogni democrazia, l’assenza di confronto non ha senso d’esistere nel normale scambio democratico. Se l’opinione di qualcuno ci offende, non vuol dire avere automaticamente ragione. Sarebbe più interessante interrogarsi sul perché ci offende e mettere in discussione le nostre idee rispetto a cosa ci ha fatto sentire offesi.
5. Ascolta la versione dell’accusato. Qui riporto ancora le testuali parole del libro “fallo con la stessa dignità, rispetto e apertura con cui hai ascoltato quella dell’accusatore”. Approcciarci in questo modo ci pone in una condizione meno viziata e più scevra da condizionamenti di sorta. Certo, noi parteggiamo per l’accusatore che punta il dito, ma questo non basta. Dobbiamo ascoltare anche l’altra campagna per formulare un’opinione completa.
6. Riguarda i tuoi post degli anni passati. Questo è uno dei consigli che amo di più. Fare questo ci fa capire quanto negli anni siamo cambiati e quanto è comunissimo scavare nel passato e scoprire che ognuno di noi scriveva cose di cui oggi si vergognerebbe. Dato che sui social è la norma, linciare persone per loro passate dichiarazioni, prima di farlo sarebbe meglio ripescare i nostri post.
7. Diffida dai perfetti. Oggiano fa notare che, le persone che hanno cambiato e cambiano il mondo non sono perfette, anzi tutt’altro. Non sono né patitane né cattive ma sono persone vive. E questo, in un contesto abituato a raccontare una finta perfetta vita patinata, dobbiamo tenerlo a mente. Le persone non sono quello che appaiono, siamo tutti imperfetti, sbagliati e fuori posto.
8. Sostituisci la cancel culture con la compassion culture. Per comprendere fino in fondo questo punto, vi consiglio vivamente la lettura del libro. Per ora tenete a mente una cosa: chiedere il licenziamento, la rimozione e quindi la cancellazione di qualcuno, è l’atto che sopra ogni altra cosa preclude la possibilità evolvere. Non solo a lui eh, ma a tutti. Avere compassione di questa persona, invece di farla rimuovere, è molto più utile.
9. Coltiva il dubbio. Su questo punto ho scritto un intero articolo, non mi ci voglio soffermare. Ricordate però una cosa: il dubbio fa crescere, le eccessive certezze ci tengono immobili.
10. Trova il coraggio. Citando letteralmente “Di individuare i veri bulli, di condividere il tuo pensiero dissonante, di far valere i tuoi principi. Provaci una volta solo per vedere l’effetto che fa”. Io vi auguro davvero di provarci, di non fermarvi alle apparenze ma di avere il coraggio di andare oltre e approfondire sempre.
Conclusioni
Dieci consigli sono tanti, sono consigli di difficile attuazione, anche perché scardinano delle logiche ben sedimentate, delle logiche di molto più facile attuazione. In questa conclusione voglio aggiungere poco, solo una cosa: andate oltre, non abbiamo altro modo per costruire un mondo migliore di questo.