Vetrinizzazione sui social media: non facciamo niente senza pubblicarlo online

Fermatevi un momento, ripensate all’ultimo concerto a cui siete stati: scommetto che sarà capitato anche a voi di trovarvi di fronte a una distesa di smartphone intenti a riprendere pezzi del concerto. Questo accade un po’ per qualunque evento o spettacolo, in generale possiamo dire che questo accade per moltissimi momenti della vita. 

Siamo tutti pronti a prendere lo smartphone in mano, fare una foto o un video, e pubblicarla sui social media. Sorge spontanea la domanda: siamo ancora in grado in grado di vivere qualcosa senza doverla necessariamente condividere sui social media, quindi senza necessariamente far vedere ad altri che lo stiamo facendo? In questo articolo provo ad affrontare il tema della vetrinizzazione e l’oversharing sui social media. 

Il concetto di Vetrinizzazione sociale

Il fenomeno della Vetrinizzazione è un concetto sociologico, si è occupato della questione il sociologo italiano Vanni Codeluppi, autore di un libro sul tema. Proviamo a capirci di più: con vetrinizzazione sociale facciamo riferimento a quel processo per cui gli individui tendono a mettersi in mostra in modo costante, proprio come se vivessero appunto in un vetrina. Questo processo ha come obiettivo quello di ricercare approvazione, visibilità e riconoscimento sociale.

L’idea di questo articolo, mi è venuta leggendo un post sui social, in cui un ragazzo si chiedeva dove fosse il confine tra il pubblicare per condividere e quello del condividere per appagare il proprio ego e mettersi in mostra. Chiunque utilizza i social media, sa benissimo di cosa sto parlando. Codeluppi ci mette di fronte al fatto che viviamo in una società in cui l’apparenza e la visibilità pubblica sono diventate quasi vitali.

Cosa vuol dire? Oggi le persone adottano si comportano esattamente come se fossero un “prodotto da esporre”. Tutto ruota attorno a un obiettivo: cercare di attrarre l’attenzione altrui e in questo i social media giocano, ovviamente, un ruolo di primo piano. Siamo di fronte a una costante e continua esposizione di sé, finalizzata al consenso e alla visibilità: non esiste più vita senza rappresentazione. 

Da questo cosa deriva? Beh, il passo è semplice, il valore di una persona che si presta a questa costante auto-promozione sui social media, dipende da quanto un contenuto funziona, da quanti like si ricevono e in generale da quanto si riesce ad attirare l’attenzione tramite i contenuti stessi. 

Oversharing sui social media e ansia

Strettamente collegato al concetto di Vetrinizzazione Sociale, è necessario analizzare quello di Oversharing sui social media. Siamo di fronte a questo fenomeno quando una persona condivide dettagli intimi della propria vita, pensieri, emozioni e esperienze in modo eccessivo, senza curarsi del contesto in cui avviene la condivisione. Spesso, tutto ciò avviene sui social media, quindi con persone con cui non si ha una relazione stretta, trascurando anche le conseguenze di queste azioni. 

Il punto focale sono le conseguenze negative per chi attua di questo comportamento. Per comprendere le conseguenze possiamo utilizzare “La Scala dell’Oversharing” che collega la condivisione eccessiva a uno stato d’ansia, ricerca di approvazione e conseguente dipendenza, tutto legato a un ciclo continuo che si autoalimenta.

Un Articolo del Guardian, riporta che nel 2023 dei ricercatori hanno chiesto a degli adolescenti quanto spesso pubblicavano online emozioni, opinioni e in generale aspetti della vita personale. Da questo studio è emerso che chi condivideva molti contenuti, mostrava livelli più alti di ansia, depressione e tendenze alla ricerca di attenzione. A questi elementi, si aggiungevano un attaccamento eccessivo ai social. Erano molti gli intervistati che riferivano anche un impulso irrefrenabile a postare contenuti online. 

Effetti positivi ed effetti negativi del social sharing

Dopo aver analizzato questi due fenomeni e avendo la questione chiara, è necessario fare alcune riflessioni. Una delle conseguenze dell’eccessiva condivisione sui social è, ad esempio, il tendere a concentrarsi eccessivamente sullo scatto, o sul contenuto, perfetto trascurando la possibilità di vivere il momento reale concentrandosi sulla pubblicazione del contenuto stesso. 

Un’altra questione è legata al fatto che la distribuzione del contenuto sui social è regolata da un algoritmo, come ho spiegato in uno dei primi articoli di questo blog. Questo implica il perdere il controllo su chi vede cose e quello che può succedere ai nostri contenuti. Non sono rari i casi i content creator clonati con l’Intelligenza Artificiale con conseguenti contenuti creati fuori dal controllo del creator “originale”. 

Al di là della condivisione, anche il semplice eccessivo utilizzo di questi media, ha degli effetti negativi. Ho già parlato di FOMO, di perfezionismo e della dicotomia tra persona e personaggio


I social però si caratterizzano anche per degli aspetti positivi, che per onestà intellettuale, non possono essere trascurati. Questi avvicinano le persone, permettono di accorciare le distanze, tenersi in contatto ma anche la vera condivisione positiva delle cose. Creano comunità e legami, permettono di informarsi, tenersi aggiornati e diffondere informazioni. Tutto ruota attorno a come i social vengono utilizzati: esiste un modo sano di approcciarsi alla condivisione online. 

Conclusioni

Noi non siamo pronti e sufficientemente informati per vivere correttamente i social media. In troppi non ne conoscono fino in fondo il funzionamento, come guadagnano le aziende proprietarie delle piattaforme e tutto quanto ne ruota attorno. Siamo le prime persone che si approcciano a questi strumenti, sono un qualcosa di nuovo nella storia dell’uomo, e solo ora iniziamo a sperimentarne gli effetti. In qualche modo siamo cavie di un nuovo sistema particolarmente pervasivo e dagli effetti nocivi e pericolosi. 

Può sembrare che io sia catastrofista, però io lavoro giornalmente con i social, ne conosco i meccanismi e l’utilità, se state leggendo questo articolo, con ogni probabilità ci siete arrivati tramite un social media. Non voglio demonizzare lo strumento, i social media ormai sono parte della società e del nostro vivere quotidiano: però è necessario conoscerne i pericoli, conoscerne le degenerazioni, conoscerne il funzionamento. Apprendere le buone pratiche, il sano e giusto utilizzo. Non basta aprire un account e vomitare contenuti come se nulla fosse. 

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