Recentemente avevo aperto un articolo di questo blog esprimendo quanto faccia fatica a parlare di politica e attualità. La Guerra in Ucraina e il Conflitto Israelopalestinese monopolizzano le notizie, a cui dobbiamo necessariamente aggiungere i deliri di Donald Trump e dei soggetti che gravitano intorno all’amministrazione americana.
Questa fatica che esprimevo ha un nome, si chiama “News Fatigue”. Proviamo a capirci qualcosa in più, sia su questo fenomeno sia sulle conseguenze che può generare sul processo democratico.
Cos’è la News Fatigue
Già dalle scuole superiori, ho sempre avuto una certa passione per politica, economia e attualità. A 15 anni guardavo le tribune politiche e i programmi di approfondimento su La7, non perdevo un telegiornale e cercavo di informarmi, capire e non restare indietro. Questo crescendo non è cambiato nella sostanza, ma si è evoluto il mio modo di informarmi.
Oggi ho virato sui Podcast, ne ascolto giornalmente 6-7 tutti a tema politica, economia e attualità. Di recente, nell’ascoltare le notizie e il commento di queste, ho iniziato a percepire un senso di ansia e fatica: ogni giorno mi esponevo all’essere sommerso da una quantità assurda di notizie negative che mi facevano sentire triste. La prima reazione? Smettere di ascoltare queste notizie. Però, ho troppa voglia di essere informato e sapere cosa succede, per cui, nonostante l’ansia, non ho smesso di informarmi.
Ho poi scoperto che tutto questo ha un nome e si chiama News Fatigue. Diamo una definizione: si tratta di una forma di esaurimento psicologico che è proprio causato da un’eccessiva esposizione a contenuti mediatici, in particolare quando questi sono di natura negativa. Questa esposizione genera stress, ansia, senso di impotenza. Tutto questo può portare, come stava per accadere nel mio caso, la voglia di evitare le notizie, il fenomeno prende il nome di News Avoidance.
Smettere di informarsi è pericoloso
In un articolo de Linkiesta del 2024, si poteva leggere “ci sono però anche persone che non si informano a causa del contenuto delle notizie: provano ansia a informarsi, sono frustrati dalla ricerca del sensazionalismo a tutti costi da parte dei giornali, credono che le notizie non riguardino nulla di ciò che sta loro a cuore”.
Questo estratto riassume perfettamente la questione, ma per comprenderla meglio, partiamo da alcuni dati raccolti nel Digital News Report 2025 di Reuters Institute. Nel report possiamo leggere che il 40% delle persone nel mondo tende a evitare le notizie, a volte o spesso. Il tutto è reso ancora più preoccupante se notiamo che questo è il livello più alto mai registrato, si pensi che tale valore era il 29% nel 2017.
Ma qual è il rischio a cui si espone la società se il 40% dei propri cittadini smette di informarsi? Evitare, in parte o del tutto le notizie, va ad incidere sulla capacità dei cittadini di partecipare pienamente e consapevolmente alla vita democratica del paese. Proviamo ad approfondire la questione.
L’informazione alla base di una sana democrazia
Il tema del rapporto tra informazione e politica è un tema a me molto caro su cui ho scritto vari articoli. Siamo di fronte a una questione molto complessa e non certo semplice da riassumere, ma ci provo.
Partiamo da una notazione storica: il Regime Nazista aveva il Ministero della Propaganda mentre quello Fascista aveva il Ministero della Cultura Popolare. Il motivo è presto detto: i regimi si tengono in piedi, anche sul controllo dell’informazione e della cultura, solo tenendo strettamente sotto controllo cosa viene comunicato, ci si può assicurare un largo consenso.
Ormai è dimostrato come la Russia cerca di influenzare le libere elezioni nei paesi democratici tramite fake news, come nel caso delle elezioni annullate in Romania. Allo stesso modo democrature e regimi totalitari cercano di limitare la libertà di stampa proprio per evitare la diffusione di notizie sgradite o che facciano luce sulla reale gestione del potere e del paese in generale.
E potrei proseguire citando casi su casi, in cui l’utilizzo di notizie false, ha contribuito alla generazione e al mantenimento del potere: il punto è proprio qui. La libera informazione e la stampa critica sono due precondizioni fondamentali per garantire il normale svolgimento del processo democratico. Il cittadino si informa, osserva, digerisce le informazioni e poi vota in base alle informazioni incamerate.
Si guardi banalmente al rapporto che la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni ha con la stampa: evita il più possibile le conferenze stampa, parla solo tramite i suoi social e direttamente al suo elettorato e ai cittadini. In questo modo, viene meno il ruolo critico della stampa che ha come compito quello di fare le pulci a quanto affermato dalla Premier. Quanto detto non è sottoposto a uno studio da parte dell’informazione, ma viene veicolato direttamente dal potere senza ostacolo alcuno. E appunto, se poche persone si informano, saranno poche le persone che metteranno in discussione quanto affermato dal potere.
Appare quindi più che chiaro che, se il 40% delle persone smette di informarsi e non approfondisce, sulla base di cosa valuta la bontà delle affermazioni della classe politica? E questo riguarda tutta la classe politica, non solo la maggioranza di governo. Sulla base di cosa si forma il consenso? Sulla base di cosa si svolge il normale processo democratico di uno stato moderno? Appare quindi chiara la centralità dell’informazione e la pericolosità degli effetti della News Fatigue.
Conclusioni
Come al solito, io non ho nessuna verità in mano tantomeno nessuna possibile soluzione alla News Fatigue e alla conseguente voglia di evitare di informarsi. Vorrei tanto averle. Io nel mio piccolo cerco di sforzarmi anche di leggere notizie positive.
In tutto questo, però, un ruolo lo hanno anche i media: la questione meriterebbe un approfondimento a parte sul funzionamento dell’informazione e soprattutto del suo modello di business in un epoca digitale. L’impressione che ho è che siamo di fronte a un circolo vizioso che lega politica, cittadini e media: un circolo che si alimenta e che forse nessuno degli attori coinvolti ha interesse a rompere.